Una responsabile attenzione verso il rifiuto passa sì per le pratiche del riciclo, ma soprattutto interroga i modi della manutenzione e del riuso del progettato. Perché il tempo e il lavoro incorporati nelle cose sono ricchezze da sottrarre allo spreco.
L’esperimento del Centro del Riuso di Capannori, iniziato da Camilla Piccinini e colleghi nel 2011, col gusto di un far da sé non isolato e solitario ma strategico e consapevole, intendeva muovere la critica al sistema dello spreco individuando alla fine della vita dei prodotti un’occasione ulteriore di progetto.
Riprogettare il progettato è un modo per allungare la vita delle cose: per ridare a ciò che è destinato alla discarica una vita nuova, preservando i segni delle storie depositate negli oggetti e riproponendone il fascino dentro una funzione attuale.
Così la disciplina del progetto non sta al gioco dell’usura programmata, ma muove a una consapevolezza e responsabilità sempre più necessarie.
Il designer riscopre in sé la figura dell’artigiano, si fa produttore diretto che interviene sulle cose da salvare e le reinventa. Poi le riporta allo scambio o alla vendita, non per il mercato esclusivo del lusso: i prezzi sono accessibili e nondimeno la dignità del lavoro è tutelata, grazie a una saggia visione politica ed economica che non esclude dal conto complessivo del prodotto i costi collettivi dello smaltimento a fine vita.
Designer e ricercatore DADU
(Graphic) designer e ricercatore attento al tema del luogo e dell’abitare, ha una formazione che mette insieme le competenze progettuali e la pratica delle letterature. Ha insegnato a Milano basic design per la grafica e visual identity; collabora con il nostro Dipartimento (dove insegna Comunicazione visiva e Design del prodotto) dall’inizio dell’avventura di Design ad Alghero.