Che la vera cultura non c’entri col pratico fare le cose; che l’affrancamento dal lavoro manuale e una specializzazione del sapere astratto siano l’unica via per un sano sviluppo economico: forse lo abbiamo creduto troppo a lungo, seguendo passivamente i modelli proposti dalla Metropoli da dove vengono le innovazioni della ricerca scientifica e tecnica.
E' un abbaglio che ci porta a sottovalutare la ricchezza diffusa in Italia, che è quella di un sapere sempre intrecciato al fare: quella che è stata la culla del design italiano, e che ancora lo alimenta inosservata.
Perciò, sostiene Micelli, sono da rintracciare e studiare bene le pratiche sapienti dell’artigianato, non inteso come attività depressa e senza futuro, ripiegata sulla riproduzione dell’oggetto inutile o del souvenir. Pratiche ancora vive nel cuore dei distretti produttivi riconvertiti, dentro le aziende che producono piccole serie, prodotti di nicchia, come in quelle che si rivolgono a mercati più vasti ma che nel sapere degli artigiani trovano le competenze necessarie a mettere in forma di prototipi le intuizioni e le idee.