Esempi: Paolo Ulian
 

Esempi: Paolo Ulian

dicembre 2017
 

squares

neo~local design

 

Un lavoro fatto di leggerezza e attenzione per i comportamenti e per i modi d’uso delle cose ovvie. Alla ricerca di quel grano di senso che sta al cuore di ogni oggetto-progetto.

 
 

Diceva Achille Castiglioni che, a farci attenzione, in ogni cosa pensata e prodotta si può scoprire una “piccola intelligenza da succhiare”. Nei progetti di Paolo Ulian quella intelligenza ha il sapore dell’ironia leggera, ed è intenso, sorprendente, capace di persistere come acquisito grano di senso.

Double Match (per Droog Design), fiammifero da usare due volte; Pin, seduta/tavolino da piantare in giardino.

Tanto che, più che le fotografie patinate, a raccontarli si prestano benissimo i disegni che lui traccia a pennarello nero, condensando in tratti essenziali e con segno da vignettista, il nocciolo concettuale di un progetto. L’inedita soluzione d’uso, la capacità di guardare altrimenti l’ovvio che ci circonda, l’ingegnosità di usare senza sfridi un materiale – sempre prezioso, perché mai illimitatamente disponibile –: tutto ciò viene ad Ulian da una passione a confrontarsi molto concretamente con il nostro intorno di cose. A mettersi in gioco per testare le possibilità di disporle, comporle, ricomporle diverse: davvero pensando “con le mani”.

Paravento Accadueò e appendiabiti Dune, realizzati con bottiglie di pet e supporto in metallo.

Curandone la mostra del 2009 alla Triennale, Enzo Mari ne ha definito significativamente il campo di lavoro tra i due poli (o luoghi d’affezione) del “gioco” e della “discarica”. Con la leggerezza giocosa del suo lavoro, Ulian manifesta un’etica disposizione contraria allo spreco, un saggia premura per il risparmio delle risorse, per l’uso adatto dei materiali, per il recupero di quello che per abitudine o inerzia si considera “scarto”.

Si vede bene nelle esplorazioni delle cave di Massa Carrara, di cui è originario, alla scoperta delle lavorazioni e di “quello che resta” del pezzo ritenuto utilizzabile, e che forse ha ancora qualche possibilità da giocare.
E, altrettanto bene, lo si vede nei progetti in cui Ulian valorizza quello che – prodotto in grandissima serie – ha scarso valore pecuniario o affettivo, tanto che presto si aggiungerebbe alla vasta mole dei rifiuti: messe insieme, le cannucce vuote delle penne Bic, compongono la lampada Anemone, modellabile a piacimento; le solite bottiglie di polietilene diventano agganci di appendiabiti, o moduli di paravento, grazie al reimpiego del giunto-tappo di cui sono normalmente dotate.

Lampada Anemone, aggregando cannucce di penne Bic.
Una seconda vita, da fruttiera a piccole ciotole, secondo una rottura programmata.

Con i suoi oggetti, Ulian rivolge un richiamo divertito all’utilizzatore, che è indotto a riflettere sui propri comportamenti e sulla virtù delle cose ovvie e inosservate. O che è chiamato a partecipare alla costruzione della forma, martello in mano, a tu per tu con un blocco di marmo – lavandino o vaso per fiori – non propriamente “finito”, ma predisposto per un’operazione scultorea “per via di levare”, che ne trarrà una fisionomia ogni volta diversa.

Al lavoro intorno al lavabo Controverso.
 

Marco Sironi

Designer e ricercatore DADU

 

(Graphic) designer e ricercatore attento al tema del luogo e dell’abitare, ha una formazione che mette insieme le competenze progettuali e la pratica delle letterature. Ha insegnato a Milano basic design per la grafica e visual identity; collabora con il nostro Dipartimento (dove insegna Comunicazione visiva e Design del prodotto) dall’inizio dell’avventura di Design ad Alghero.

 
Sironi