Il design alla prova: Curro Claret
 

Il design alla prova: Curro Claret

dicembre 2017
 

squares

neo~local design

 

La coerenza di un modo di fare design apparentemente sotto tono invita a mettere in questione quel che crediamo di sapere dei ruoli e dei compiti del progetto.

 
 

Si sa – lo notava con lucidità Fulvio Carmagnola – che nel gran trambusto della società dell’informazione anche le posizioni più sinceramente impegnate, le istanze portate avanti con maggior radicalità, vengono rapidamente a confondersi sul piano della fruizione superficiale del gusto e delle mode, in un amalgama dove tutto, pur nella differenza dei linguaggi, acriticamente si equivale. Per questo è tanto più preziosa una figura defilata e singolare come quella di Curro Claret che, nonostante i pubblici riconoscimenti di valore, resta fedele a se stessa nel perseguire un’impostazione etica del fare design. Con un lavoro apparentemente sotto tono, Curro interroga il senso e la responsabilità – ecologica, economica, sociale e quindi sempre politica – di un mestiere in crisi, di cui è sempre più necessario ripensare i tratti. Lontanissimo dalle star del design, chiuse nel loro genio creativo presunto originale, Curro propone progetti minimi: oggetti che non sono forme concluse, ma supporti per azioni di co-produzione, sistemi semplici di aggregazione compositiva e sociale insieme, che molto concretamente attivano procedure aperte e innescano possibilità per un lavoro comune.

La piastra T300, per la costruzione di mobili fatti con pezzi di riuso. In collaborazione con la Fondazione Arrels, Barcellona.

I progetti di Curro denotano un’attenzione minuziosa e amplissima, al tempo stesso, che impedisce di ridurli agli esiti formali. Come nelle lezioni più alte dell’arte contemporanea, essi sono tracce: attraverso la forma delle cose – e certo, senza mai prescindere da questa – qui è in gioco l’attivazione di processi produttivi e ideativi, sempre contestuali. Non c’è dunque solo la “cosa”: ma in questa, attraverso di questa, c’è il tempo e il segno del lavoro umano che la precede, che ne accompagna la formazione, e che la segue, nei mille modi della ricezione. Negli effetti che produce per gli sguardi e gli usi di tanti umani diversi.

Sediole composte con pezzi aggregati grazie alla versatilità dei semplici giunti in metallo.

Prodotti insieme alle associazioni per l’accoglienza e l’integrazione di persone disagiate, i progetti per i negozi Camper e quelli esposti in gallerie d’arte, funzionano come parabole: sono modi per farci riflettere, per suscitare incertezze nella compattezza dei comportamenti diffusi e apparentemente immodificabili. Modi per indurci a mettere in questione le pratiche di consumo e di pensiero a cui siamo fin troppo abituati, lavorando nel cuore delle contraddizioni per guardare un po’ più in là, verso un mondo possibile ora, ma da costruire insieme attraverso rinnovate attenzioni, pratiche minuziose, accortezze che riattivano la capacità di fare esperienza.

Paralumi realizzati con stringhe, dal lavoro per Camper.

Belli di una bellezza diversa e “convulsa”, quegli oggetti sono messi insieme con risorse gratuite, con pezzi di cose ancora utili raccolti per le strade, nella convinzione che è “riusare è meglio che riciclare”; meglio condividere che possedere. Che io designer valgo qualcosa solo nella relazione con gli altri, anche loro dotati di competenze e saperi, e dunque capaci di apportare qualcosa al “mio” progetto, in una partecipazione non proclamata secondo ideologici manifesti, ma praticabile davvero nelle cose. E nella consapevolezza che “se un progetto non migliora la vita di chi lo usa o di chi lo produce, allora non vale proprio la pena di esser fatto”.

Lo studiolo di Curro Claret, a Barcellona.

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Per saperne di più: Conversacion polifonica sobre diseño y otras cosas: retrato imperfecto de curro Claret, di Oscar Guayabero e Ramon Ubeda, G Gili, Barcelona 2016

 

Marco Sironi

Designer e ricercatore DADU

 

(Graphic) designer e ricercatore attento al tema del luogo e dell’abitare, ha una formazione che mette insieme le competenze progettuali e la pratica delle letterature. Ha insegnato a Milano basic design per la grafica e visual identity; collabora con il nostro Dipartimento (dove insegna Comunicazione visiva e Design del prodotto) dall’inizio dell’avventura di Design ad Alghero.

 
Sironi